Una mostra a Venezia celebra il fotografo Robert Mapplethorpe e il suo rapporto con la cantautrice e poetessa Patti Smith

Il genio di Robert Mapplethorpe viene omaggiato con la mostra “Le forme del classico”, dal 10 aprile al 6 gennaio 2026 nella Stanze della Fotografia di Venezia. L’evento ci dà modo di ricordare l’impatto che il talento di Mapplethorpe ebbe anche sulla musica, a partire dalla sua relazione con Patti Smith, prima che il celebre e controverso, protagonista della fotografia internazionale si dichiarasse apertamente gay. L’esposizione veneziana rientra in un progetto più ampio volto ad approfondire largamente la sua complessa figura.

L’amicizia artistica tra Patti Smith e Robert Mapplethorpe nasce per caso, a New York nel 1967, quando lei è appena arrivata, ed è destinata a sancire un forte sodalizio artistico. Entrambi fanno parte di quella scena artistica in fermento che brulica nella città, in particolare al Chelsea Hotel, che ospita artisti, anche squattrinati, e maudit con l’obiettivo di trovare ispirazione e creare le loro opere, che siano arte, musica o poesia. Tra i due nasce anche una storia d’amore e Robert ritrae Patti in molti scatti androgini e sensuali. Nella mostra di Venezia sono esposti anche tanti ritratti di lei e di altri artisti,  oltre che autoritratti del fotografo.


L’album “Horses” sarà il primo successo di Smith e Mapplethorpe e sancisce nello stesso tempo la nascita di un’icona della musica e della fotografia. Patti Smith continuerà la ricerca sonora, con “Radio Ethiopia”, “Easter”, “Wave”, “Dream of Life” e tanti altri album potenti, in cui il rock abbraccia la poesia. Robert Mapplethorpe ritrarrà il corpo in tutte le sue forme, dando voce alla comunità LGBTQ+ sin da allora, esprimendo la stessa forza e profondità di Patti. Si dedicherà inoltre alle immagini floreali. I due continueranno a percorrere insieme la propria carriera artistica, influenzandosi e confrontandosi, anche solo da amici, fino alla prematura morte di Mapplethorpe nel 1989, a causa dell’Aids.

JUST KIDS: LA STORIA IN UNO LIBRO

Il libro s’intitola “Just Kids” (Feltrinelli) e, tra i tanti pubblicati da Patti Smith e sempre tradotti anche in lingua italiana, racconta tutto l’arco della relazione tra lei e Robert Mapplethorpe, arrivando sino all’ultima volta che ha incontrò l’amico: «L’ultima immagine di lui fu come la prima. Un giovane che dormiva ammantato di luce, che riapriva gli occhi col sorriso di chi aveva riconosciuto colei che mai gli era stata sconosciuta».
Torniamo, dunque, all’incontro e, soprattutto, alle atmosfere del Chelsea Hotel, che Patti descrive come «una casa di bambole ai confini della realtà con un centinaio di stanze, ciascuna un piccolo universo. Io passeggiavo per i corridoi in cerca di spettri vivi o morti… qui Dylan Thomas sommerso da poesie e alcol, aveva trascorso le sue ultime ore… Bob Dylan aveva composto “Sad-Eyed Lady of the Lowlands”…».


Robert e Patti frequentano anche i locali nei dintorni e incrociano, tra i tanti artisti, anche il poeta Beat Allen Ginsberg. Più tardi, si spostano in un loft più ampio, anche se ormai Robert si è innamorato di un ragazzo e Patti, di lì a poco, inizierà una relazione con Sam Shepard. I due restano comunque amici e l’influenza reciproca continua a mietere opere artistiche di pregio. Robert le organizza dei reading e le scatta molte fotografie. Lei si trasforma da poetessa in cantautrice ed infine registra il celebre album “Horses” con la foto di Mapplethorpe in copertina, che contribuisce a delineare tutto il fascino del suo personaggio. «Lui aveva la luce nella mente», scrive Patti.
E quella luce è ancora presente, in modo penetrante, nella bella mostra veneziana.

di Eleonora Bagarotti

© Copyright 2025 Editoriale Libertà