Giorgio Marchetti, tappa a Roveleto prima dei sorteggi di Uefa Champions League

20 Febbraio 2025 19:09

A molti appassionati è più noto il suo volto, rispetto al suo nome: a lui rivolgono le “preghiere laiche” i tifosi di tutta Europa quando si sorteggiano in mondovisione gironi e accoppiamenti di Champion League.
Giorgio Marchetti è l’uomo del destino, che può indirettamente decidere gli umori di milioni di persone.
Ma il suo ruolo alla Uefa, di cui è vicesegretario generale, è molto più ampio. Basti pensare che, tra le varie cariche, è direttore delle competizioni, dalla Champions League agli Europei, passando per Nations, Europa e Conference League.
Vive a Nyon, in Svizzera, ma nel fine settimana torna nella natìa Luino. E, nonostante sia espatriato 21 anni fa dopo una lunga carriera in Figc e Lega Calcio, non si è mai scordato dei vecchi amici. Tra questi c’è don Umberto Ciullo, parroco di Roveleto di Cadeo che ha il pallino del calcio e della cultura.
“L’invito a Giorgio è di tanti mesi fa – ha spiegato aprendo la serata di venerdì al teatro “Antonio Zanoletti” – e onestamente non ci speravo più, perché conosco bene tutti i suoi impegni. Invece a inizio anno mi ha risposto: “Se ti ho detto che vengo, contaci”. Così alla prima data utile eccolo qua: non c’era bisogno, ma si è confermato una persona di parola e di valori”.


E Marchetti non ha certo deluso coloro che lo hanno preferito ai duetti sanremesi, sottraendosi solo a una domanda: “Per chi faccio il tifo non lo dico, anche perché dopo tanti anni nel calcio italiano ed europeo ho simpatia per tutte le squadre. L’unica persona che mi viene da citare per signorilità e stile calcistico è Giacinto Facchetti”.
Il calcio nel destino, ma non sul campo. “Ero un giocatore con tanta passione, ma senza le qualità per sfondare – ha detto – il colpo di grazia mi è arrivato con un serio infortunio al ginocchio, ma non avrei comunque fatto carriera. Così mi sono concentrato sugli studi e proprio all’università mi venne chiesto da un conoscente se fossi interessato a un incarico semplice, ma importante: portare le maglie e il materiale al seguito delle varie nazionali. Per me era quasi un sogno, così sono entrato in contatto con la Figc. Ironicamente dico che c’è anche il mio zampino nella vittoria dei Mondiali del 1982…Da lì è partita la mia carriera: tanta gavetta, che pian piano mi ha portato a dove sono ora”.

Un ruolo di grande responsabilità, su più fronti: la pressione dei club, quella di milioni di tifosi, quella di sponsor miliardari: “È ormai da tanti anni che non dormo serenamente dalle 23 alle 7, ma non mi lamento, vale per tutto il nostro gruppo di lavoro. Sentiamo innanzitutto il peso di lavorare per la soddisfazione di milioni di appassionati, molti dei quali vivono per la loro squadra del cuore. E poi ci sono in ballo interessi enormi: in questa stagione Champions, Europa e Conference League muovono 4,5 miliardi di euro. Forse sono troppi, ma ci servono per aiutare soprattutto la base della piramide-calcio, fatta di volontari e piccole società. La nostra missione è fare in modo che il business non prevalga mai sull’anima sportiva”.
È il rischio della Superlega? “Sì, perché non è meritocratica e per questo è stata subito rigettata dai tifosi. La Uefa si è limitata a fare da spettatrice, possiamo dire che hanno fatto tutto le società: prima hanno aderito, mezz’ora dopo l’annuncio si sono quasi tutte ritirate sulla spinta degli appassionati. Noi vogliamo continuare a garantire un calcio meritocratico, la Superlega è iniqua. E mi pare che la nuova formula della Champions, oltre ad essere più ricca, sia molto avvincente”.


L’altra grande novità di questi anni è il Var: “Chi si illudeva che avrebbe azzerato le polemiche era un illuso – ha commentato Marchetti ma sicuramente la tecnologia rappresenta un elemento ulteriore di giustizia e trasparenza. L’errore umano non potrà mai essere eliminato, così come la parzialità del tifo: di fronte alla stessa immagine, troveremo sempre qualcuno che assegnerebbe un rigore e qualcun altro contrario. Ma è un processo a cui non possiamo opporci, dobbiamo solo governalo al meglio. Var a chiamata? Sarà valutato da chi di dovere, personalmente non mi piacerebbe una partita di calcio interrotta continuamente come una di basket o football americano”.
Chiusura dedicata ai giovani (“devono essere lasciati più liberi di giocare e sbagliare, tattica e fisicità non soffochino talento e divertimento”) e calcio femminile (“restino ancora così genuine, non scimmiottino i difetti dei maschi”); prima dei saluto l’omaggio di don Umberto e di tutta la comunità: un cuore di metallo simbolicamente sostenuto da tante persone.
Appuntamento a domani, 21 febbraio, per i sorteggi degli Ottavi di Champions, quando Marchetti tornerà a essere l’uomo del destino.

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