Il fondatore di PizzAut a Cadeo: “Perché non aprite qui un PisarAut?”
09 Marzo 2025 14:13
“I pisarei sono buonissimi, li avete solo voi e sono facili da fare per un ragazzo autistico. Quindi perché non aprite qui un PisarAut?“.
Sognatore e pragmatico allo stesso tempo, Domenico “Nico” Acampora l’idea l’ha buttata lì alla platea fra un aneddoto su Mattarella, il surreale racconto della trasferta a New York, ospite dell’Onu, con dieci ragazzi autistici (“Il secondo giorno uno ha perso il passaporto”) e un particolare inedito della visita al Papa.
Il fondatore di PizzAut, la prima pizzeria in Italia che garantisce dignità e lavoro a persone autistiche (a quella di Cassina De’ Pecchi, presso Milano, è seguito il ristorante di Monza e a breve arriverà GelatAut), è stato ospite venerdì sera al teatro “Antonio Zanoletti” nel Centro parrocchiale di Roveleto di Cadeo per presentare il libro “Vietato calpestare i sogni” nell’ambito della rassegna “Utopia”.
Schietto e diretto, ha raccontato l’esperienza di PizzAut pungolato (ma nemmeno troppo, Acampora è un comunicatore nato) dalle domande del parroco don Umberto Ciullo alternando senza soluzione di continuità la propria storia personale (è padre di un ragazzo autistico), il percorso di imprenditore, il difficile equilibrio fra lavoro e famiglia, statistiche e retroscena dei suoi incontri con pontefici e presidenti.
Come quando Sergio Mattarella, a sorpresa, nel 2024 accetta l’invito a inaugurare il locale di Monza. “Appena Mattarella arriva Simone, un ragazzo di un metro e 90 e 130 chili lo punta. Il caposcorta mi guarda, io faccio segno di non preoccuparsi. L’attimo dopo Simone è sopra Mattarella. Lo sovrasta. La scorta intera si muove, io faccio segno di non preoccuparsi. In quel momento Simone abbraccia Mattarella e gli urla in faccia “Mattarella, tu sei uno di noi!”. Il presidente non si scompone, lo guarda e davanti agli 87 giornalisti accreditati risponde a Simone “Sono orgogliosamente uno di voi”.
Non meno movimentato è l’incontro con Papa Francesco: “Siamo sotto San Pietro, dobbiamo salire per l’udienza ma le guardie vaticane ci fermano. ‘Quelle spade laser non si possono portare’ dicono a mio figlio Leo. Le spade laser di Star Wars sono il mezzo con cui Leo ha imparato a relazionarsi con il mondo. Interviene un mio amico, il vescovo don Luca Raimondi. “Le spade laser sono le mie, sono l’ultimo Jedi del Vaticano” dice alle guardie. Le quali, non sapendo che fare, prendono le spade a Leo e le danno a don Raimondi il quale, appena entrati, le restituisce a Leo. Così è cominciata la nostra visita al Papa”.
L’ironia di Acampora segna il passo solo quando parla, anche qui senza giri di parole, dei problemi e della complessità che le famiglie di persone autistiche devono affrontare, in un voto totale di servizi e strutture: “Prima o poi nostri figli finiscono tutti nei centri diurni per disabili, strutture che per fortuna che ci sono ma che non sono per loro. Nico, un ragazzo iperattivo è stato tenuto per quattro anni seduto a un tavolo a fare lavoretti di ceramica. Quattro anni, manco dovesse lavorare per la Pozzi Ginori. Ha cominciato a prendersi a forchettate in testa così lo hanno contenuto farmacologicamente. Quando è venuto a lavorare a PizzAut mi ha detto “Nico, io in quel centro morivo un po’ ogni giorno e qui sono rinato”. Pensate che miracoli fa il lavoro”.
Già, il lavoro: “In Italia ci sono 600mila autistici, ne nasce uno ogni 77 bambini. Costano dai 50mila ai 200mila euro all’anno se messi in una struttura. A PizzAut prendono un regolare stipendio con tredicesima e quattordicesima, non costano un euro al bilancio pubblico e in più pagano anche la pensione a molti di voi qui presenti“.
Alla fine spazio per firmare le copie del libro e per dare consigli pratici: c’è stato chi ha davvero chiesto ad Acampora come fare per aprire un PisarAut.
© Copyright 2025 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE