Chiuso il centro Tice: senza psicologo 150 bambini con disturbi dell’apprendimento
27 Febbraio 2025 05:11
Da oltre una settimana 150 bambini con disturbi e difficoltà dell’apprendimento sono senza psicologo. Tanti ne segue infatti il Centro Tice che da martedì scorso è chiuso: diffidato dal Comune di Piacenza a procedere con il servizio senza autorizzazione sanitaria nella sede di via XX settembre. L’altra sede in via De Meis dovrebbe riaprire lunedì 3: il condizionale è d’obbligo “perché – come spiega la presidente Francesca Cavallini – l’Ausl ha fatto un controllo e il 3 dovrebbe farci sapere se abbiamo l’autorizzazione al funzionamento sanitario”.
diffidati dal proseguire il servizio
Per la sede di via XX Settembre invece è diverso: “Abbiamo mandato una richiesta di autorizzazione all’Ausl che non ci è stata accettata – continua Cavallini – e così il Comune ci ha diffidato dal proseguire il servizio”.
Per capire quale sia il problema occorre guardare la legge regionale che regola l’autorizzazione al funzionamento delle strutture socio-sanitarie: “Nella legge regionale vengono date indicazioni su come debbano procedere gli studi associati e i liberi professionisti che svolgono l’attività di psicologo e che per ottenere questa autorizzazione devono comunicare l’inizio dell’attività sanitaria: ma Tice è una cooperativa sociale e quindi le cose sono diverse – spiega Cavallini – non sapendo come muoverci, da un paio d’anni abbiamo chiesto direttamente ad Ausl e Comune cosa fare, che documenti presentare. Il risultato è stato la chiusura”.
requisiti per operare
Di fatto il Centro è stato equiparato a una struttura sanitaria complessa e in questo senso per ottenere l’autorizzazione ha bisogno di una serie di requisiti, fra cui l’accesso alle persone con disabilità motoria.
Come si diceva sono complessivamente 150 quelle che usufruiscono dei servizi psicologici e psicoeducativi del centro nelle due sedi: se si considera solo la sede di via XX, i nuclei familiari che vi gravitano sono 85.
“Abbiamo dato la disdetta del contratto e ci trasferiremo – conclude Cavallini – stiamo cercando una nuova sede. Spiace perché magari un po’ più di flessibilità soprattutto sulle tempistiche ce la saremmo aspettati: abbiamo apprezzato in ogni caso la disponibilità e completezza di Ausl e Comune per spingere la regione a una revisione delle politiche di accreditamento nella sanità leggera”.
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