Rigenerazione urbana a “Nel mirino”: “La fotografia è tramite tra passato e futuro”

28 Febbraio 2025 22:44

A “Nel mirino” si è parlato di rigenerazione urbana. Lo si è fatto dall’angolazione della fotografia e dell’arte. Nella trasmissione di Telelibertà, condotta da Nicoletta Bracchi, per riflettere della Piacenza di domani si è partiti dalle due mostre in corso a XNL Arte fino al 2 marzo: “Spazi in attesa” e “Annibale”. Le due esposizioni, che chiuderanno entrambe il 2 marzo, affrontano la contemporaneità della nostra città da due differenti prospettive: la prima pone l’accento sulle comunità, soprattutto straniere, che abitano la nostra provincia, scandagliandone con il mezzo fotografico abitudini e riti; la seconda, promossa dall’ordine degli architetti, osserva i luoghi abbandonati di Piacenza, in attesa di una progettazione che dia loro nuova vita.

fotografia ponte tra vecchio e nuovo

La fotografia diventa il tramite fra la città di oggi e quella del futuro. Nell’indagare luoghi non più frequentati e poco conosciuti, offre spazi di riflessione, dispiegando il potenziale che queste aree cittadine ancora possiedono.

“Aree marginali ed edifici abbandonati segnano la storia di un luogo perché consentono di ricostruire le trasformazioni della città – esordisce Giampaolo Nuvolati, sociologo e docente dell’Università Bicocca – occorre però capire come risignificarli e riconsegnarli ai cittadini, se ridare loro un senso all’interno del tessuto urbano oppure lasciarli lì. Spesso le città hanno infatti cicatrici che non necessariamente vanno ricomposte e curate”. “Ma se lo si fa – avverte – è necessario il coinvolgimento dei cittadini”.

luoghi dell’abbandono

Di memoria parla l’assessora all’urbanistica Adriana Fantini: “Queste mostre ci invitano a guardare la città e i luoghi dell’abbandono in maniera diversa, con altra sensibilità. Saper recuperare la memoria dei luoghi aiuta ad avere un occhio attento sulla loro possibile rigenerazione”. Porta poi un esempio: “L’ex rimessa locomotori “Berzolla” ospiterà la sede dei servizi sociali del Comune – dice – oggi quella zona è insicura. Quando sarà vissuta da tanta gente sarà percepibile il contributo della rigenerazione urbana in termini di sicurezza. Altri interventi finanziati sono quelli di Porta Borghetto, che diventerà un luogo per i giovani, e di piazza Casali”.
Durante la trasmissione, la giornalista Barbara Belzini ha insistito sui termini “ferita” e “riuso”. “Parole pronunciate durante l’inaugurazione, così come il concetto di un recupero capace di mantenere la visibilità delle ferite – dice – osservando le fotografie esposte si hanno possibili visioni del futuro, si coglie come gli spazi potrebbero riprendere vita”.

“non serve demolire”

La mostra “Spazi in attesa”, curata dall’architetta Martina Sogni con Filippo Albonetti e Maria Teresa Bricchi, ne ha indagati tanti: dall’ex consorzio agrario all’ex tracciato della Littorina Piacenza-Bettola, dall’ex area Sea-Sift a un ex deposito dei tram fino al Po, e ancora l’argine del fiume.
“A volte – dice Sogni – non è necessario demolire. “Spazi in attesa” ha mostrato luoghi che possono diventare risorse: ex cascine, ex fabbriche e hotel alla cui presenza ci siamo abituati. Questa esposizione è un atlante della Piacenza contemporanea, il cui obiettivo è generare una nuova consapevolezza nel modo in cui si pensa la città”.
“Nella città che cambia si deve lavorare sulla “Mixité” – dice ancora Nuvolati spostando l’attenzione sulle comunità – occorre tenere insieme culture diverse attraverso lo scambio”.

collettivi coinvolti

È quanto si è proposta la mostra “Annibale”, nell’ambito di “Photobuster Piacenza 2025”, per la quale sono intervenuti il regista Nicola Roda e il fotografo Fulvio Guerrieri, rispettivamente dei collettivi “La città minaccia” e “Tiff”, che insieme a “Cesura” sono stati coinvolti nell’esposizione.
“Abbiamo riscontrato un’ospitalità disarmante – dice Roda – a dimostrazione che le barriere non esistono. Siamo stati accolti in casa dai cinesi e da chi arriva dal Marocco, abbiamo lavorato sulle comunità da tempo presenti a Piacenza, ma che paiono così distanti”.
Di paesaggio si è occupato il collettivo Tiff. “Alcune immagini hanno mostrato la città dall’alto, in forma quasi astratta – dice Guerrieri – altre hanno avuto per oggetto i rivi di contenimento idrico, c’è poi chi ha lavorato sul Po, chi invece ha osservato gli edifici di pregio del secondo Novecento”.

TUTTE LE PUNTATE DI “NEL MIRINO” SONO DISPONIBILI ON-DEMAND SU TELELIBERTÀ

© Copyright 2025 Editoriale Libertà