Buffon incontra gli studenti piacentini: “Coltivate i sogni e anche le utopie”

25 Febbraio 2025 11:33

“Quale messaggio mi sento di dare ai ragazzi di oggi? Vivete la vita coltivando i vostri sogni, sostenendo anche le utopie: ecco, siate utopisti.”
Con queste parole Gianluigi Buffon ha aperto stamattina l’incontro con oltre 500 studenti delle scuole di Piacenza, “Se la Generazione Z interroga la Storia”, promosso dall’assessore alla Cultura Christian Fiazza al Laboratorio Aperto nell’ex chiesa del Carmine.

L’indimenticabile portiere della Juventus, campione del Mondo 2006 con la Nazionale, di recente ha pubblicato la sua autobiografia “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi” (Mondadori). Il libro, durante il dialogo con il direttore di Libertà Gian Luca Rocco e con Mauro Molinaroli,  è stato il pretesto per compiere un viaggio a trecentosessanta gradi nella vita di Buffon: non solo pallone, ma vita, sogni e sfide.
Anche se dentro al cuore si sa che alcuni sogni non si realizzeranno mai, è fondamentale crederci, perché sono proprio questi sogni a spingere a superare i propri limiti, a migliorarsi continuamente, a vivere da protagonisti”, ha confidato l’attuale capo-delegazione degli Azzurri.

LA CLAUSOLA SCUDETTO CON IL PARMA A 45 ANNI

“Le mie grandi utopie? Alcune sono riuscito a realizzarle, altre no. Il mio primo grande sogno, infatti, era vincere il campionato con il Parma, sognavo la Champions League e poi, naturalmente, di indossare la maglia della Nazionale e vincere il Mondiale. E quei sogni, in qualche modo, sono diventati realtà. Nonostante le difficoltà, nonostante le cadute e le sconfitte, ci sono riuscito”, ha aggiunto.
Eppure, non è stato solo il sogno di vincere che ha spinto Buffon. Man mano che gli anni passavano, la sua utopia è diventata quella di continuare a giocare, di sfidare il tempo e di restare competitivo anche quando molti avrebbero considerato la sua carriera finita: “Quando sono tornato al Parma, a 45 anni, ho messo una clausola per vincere lo scudetto. Il mio obiettivo era non lasciare che fossero gli altri a decidere quando era il momento di fermarsi, mi sono imposto io il mio percorso, da seguire con determinazione, da protagonista”.

BUFFON E JANNIK SINNER

Nel raccontare la sua carriera e la sua vita, Buffon ha messo in luce anche l’importanza del ruolo che il portiere ricopre: “Richiede altruismo, coraggio e affidabilità. Io l’ho scelto ispirandomi al mio idolo di gioventù, il camerunese Thomas N’Kono, esempio di dedizione e passione”. Oggi, Buffon vede lo stesso spirito in altri giovani sportivi, come Jannik Sinner nel tennis, che, come lui, sono in grado di incarnare l’ideale del sogno che diventa realtà.

BUFFON E LA DEPRESSIONE

Il messaggio che Buffon ha voluto trasmettere ai ragazzi di oggi non riguarda solo la carriera sportiva, ma anche la capacità di affrontare le difficoltà della vita: “Nel mio libro non parlo solo di calcio, ma soprattutto della mia vita privata, delle scelte che ho fatto e delle difficoltà che ho superato. So come e quando cadere, ma come rialzarmi, me l’ha insegnato la vita. Ho vissuto anche un periodo di depressione: sono stati nove-dieci mesi difficili, in cui ho convissuto con quel peso. Erano i primi anni in cui esistevano i telefonini con la telecamera e ricordo che, da quel momento, ho smesso di uscire, smettendo, di fatto, di vivere. È stato un passaggio delicato, ma che mi ha dato l’opportunità di conoscermi meglio e di apprezzarmi in modo più profondo. Alla fine, sono riuscito a superarlo, uscendo più forte da un viaggio di introspezione che mi ha permesso di affrontare e vincere una grande difficoltà. Se si affronta la depressione, la cosa più importante è non vergognarsi e parlarne“.

LA GALLERIA FOTOGRAFICA DI CARLO PAGANI

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